Nella storia di Gavignano la religione ha un ruolo fondamentale. I suoi cittadini hanno avuto in tutte le epoche una grandissima devozione.
Nel corso dei secoli si sono succedute molteplici manifestazioni di culto le quali hanno costituito – e costituiscono – parte integrante dell’identità del paese. Religione, tradizione e cultura si sono fuse costituendo un autentico tessuto connettivo per la popolazione.
Una delle prime testimonianze di culto è data dalla presenza sull’attuale colle San Giovanni di rovine appartenenti al tempio dedicato a Diana, dea di origine italica che i latini erano soliti indicare come splendida fanciulla che si specchiava nel lago di Nemi (Diana Nemorense). L’esistenza di un tempio pagano sul territorio di Gavignano è riconducibile a due essenziali circostanze: l’arcaica denominazione del colle e la presenza sullo stesso di una pietra piana contenente particolari segni attribuibili a riti cultuali pagani. Sui resti dell’antico tempio, nel 1182, è stata eretta una chiesa dedicata a San Giovanni Battista come sta a testimoniare una Bolla di Lucio III, di cui attualmente rimangono pochi ruderi per la maggior parte interrati e poco visibili.
Nei primi secoli dopo Cristo le pratiche religiose del territorio di Gavignano sono rispondenti al culto delle divinità romane. Nel 392 d.c., con l’Editto di Fede, emanato dall’Imperatore Teodosio, si procede alla abolizione del paganesimo elevando il Cristianesimo a religione ufficiale dello Stato Romano. In tale contesto, sulle rovine della villa romana posta in via latina, nel VI secolo d.c. , viene edificata l’Abbazia di Rossilli dove i monaci basiliani istituiscono un particolare culto verso la Madre di Dio.
Durante il Medioevo oggetto di culto sono principalmente i “Santi taumaturghi” invocati a protezione delle epidemie. A testimonianza di ciò e da rilevare la presenza nel nostro territorio degli “Antoniani”, discepoli di S.Antonio il cui ordine cessa d’esistere nel 1774.
Nel 1500, diffusissima in tutta la penisola è la devozione a San Rocco, protettore dalla peste a cui i gavignanesi, nel 1551 erigono una “chiesolina” come ringraziamento per essere stati preservati dal riacutizzarsi delle pestilenze.
Agli inizi del 1600, la popolazione rinnoverà annualmente la devozione al Santo, legata al culto di S.Maria Assunta o “di mezzo agosto”. Di lì a poco grande importanza assumeranno non solo i riti religiosi, ma anche i festeggiamenti civili.
Già ai primi anni del 700’ le feste erano patrocinate da un camerlengo e da “i signori della festa” eletti il 15 agosto dalla magistratura e dall’arciprete.
Tale elezione era resa nota alla popolazione tramite la proclamazione a suon di tromba del balivo (impiegato comunale ). Ai “Signori” competeva l’organizzazione della festa di “mezzo agosto” ed il buon esito della panarda, significativo momento di aggregazione popolare tipico della civiltà contadina dove l’amministrazione, per il tramite del camerlengo e dei “Signori della festa”, era solita offrire ristoro alla popolazione servendo i tipici e genuini prodotti della cucina gavignanese.
Sul finire del XVII secolo viene ristrutturata ed ampliata la chiesa di S.Rocco e nell’anno 1751 il consiglio comunale procede all’acquisto di una nuova statua del santo. A partire dal settecento sino ad arrivare ai nostri giorni, i gavignanesi rinnoveranno annualmente il culto di S.Maria Assunta e del santo protettore.
Le celebrazioni hanno inizio il 6 agosto con la traslazione della statua di S. Rocco nella chiesa di S. Maria Assunta. Il 14 agosto viene svolta la solenne processione e le immagini dei santi vengono trasportate lungo le vie del paese dagli incollatori.
Nei due giorni che seguono continuano i festeggiamenti cultuali e civili. Già dalla metà del XVIII sec. è da annoverare come la festa è allietata da musici e spettacoli che ancora oggi, inseriti nell’agosto gavignanese sono punto d’attrattiva per le locali popolazioni.
***
La devozione alla Madonna delle Grazie viene tramandata di generazione in generazione dal XVII secolo. Nel 1679, infatti, i gavignanesi pronunciano un solenne voto alla Vergine, raffigurata in un’ antica tela. L’ occasione è determinata dal diffondersi della peste, che mieteva quasi tutti i giorni nuove vittime. Per questo motivo, la nostra popolazione ha iniziato, sempre più frequentemente, a recarsi nella cappella della Madonna.
La supplica viene esaudita e il 3 ottobre 1679 il contagio, quasi miracolosamente, scompare. I cittadini decidono allora di stanziare dei soldi per l’acquisto di una statua di legno che viene realizzata a Roma nel 1732. La storia narra fatti straordinari che hanno lasciato segni profondi nella nostra popolazione. Ricordiamo i principali. 1796: il 9 luglio la Vergine muove le pupille; 1854: i gavignanesi rinnovano il voto alla patrona e, improvvisamente, il colera viene debellato; 1938: scoppia un violento incendio nella vicina fabbrica di esplosivi di Colleferro, ci sono morti e molti feriti, ma nessuno dei nostri concittadini resta coinvolto. 1945: Gavignano non subisce alcun bombardamento né danni dal passaggio degli eserciti invasori.
Il 2 e il 3 ottobre di ogni anno, nel ricordo di questi eventi, viene celebrata la festa in onore della Vergine : manifestazioni religiose, culturali e sportive animano le due giornate dedicate al culto mariano. Un provvedimento molto importante è intrapreso dall’ arciprete don Francesco Sinibaldi. Il quale dà inizio alla ristrutturazione e all’ ampliamento della Chiesa di San Rocco. In fondo alle due absidi vengono collocati i due altari della Madonna delle Grazie e di San Rocco. Nel 1935, don Fedele Gorga dedica alla Madonna un inno che era, ed è conosciuto come “l’ inno alla Madonna delle Grazie”.
Sunto liberamente tratto dai testi: "Le vicende di Gavignano dalle origini al secolo XX" di Ferdinando Micocci - Anno 1988
"Gavignano il suo territorio i suoi personaggi" di Ferdinando Micocci - Anno 1998