Fonte Meo
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La fonte Gabinia, o fonte MEO, è uno dei patrimoni di Gavignano, la sua acqua scaturisce a distanza di circa un chilometro dalla stazione ferroviaria di Anagni e a due chilometri e mezzo dal borgo gavignanese.
Scoperta nel secolo XIX, quando su un piccolo colle nel territorio di Gavignano, poco distante dal punto in cui la Via Latina incontra il fiume Sacco, furono rinvenuti i ruderi di un’antica costruzione romana, circondata da cunicoli per l’adduzione dell’acqua. La Rus Gabinia. Ossia, un possedimento del senatore romano Aulo Gabinio, che secondo alcuni, avrebbe dato il nome a Gavignano.

La zona, che nel 1615 la Principessa Olimpia Aldobrandini (proprietaria dell’intero comprensorio) aveva donato alla parrocchia di Gavignano, comprendeva due sorgenti, corrispondenti alle fonti  Meo e Gaville.

Ma è nel 1890, scavando nel tufo, che si scopre uno stretto cunicolo di raccolta delle acque della fonte MEO. Certamente di origine alquanto remota. Di tale manufatto, alla fine del secolo, non rimangono che i resti di un’antica vasca.

Nel 1893 si esegue una verifica dello stato della sorgente. Viene spurgato l’acquedotto e costruito un fontanile. Contemporaneamente si avanza, al Ministero dell’Interno, la richiesta di analisi fisico-chimica e qualitativa dell’acqua, la quale, fin dai tempi più remoti, si ritiene fornita di speciali proprietà terapeutiche.

Dall’analisi effettuata l’acqua risulta limpidissima, incolore, inodore, di sapore gradevole. Alle carte di tornasole presenta una reazione neutra. Risultano assenti ammoniaca e acido nitroso. Il residuo calcinato, nonché l’estratto alcalino di esso, non lasciano scorgere tracce di materia organica. Non si ha la minima riduzione del permanganato di potassio e dell’arsenico. Nel tempo, la fama delle virtù salubri dell’acqua della fonte MEO si accresce, tanto da entrare in concorrenza con quella di un’altra celebre fonte: quella di Fiuggi. Tale salutari peculiarità sono confermate dalla Guida della Provincia di Roma (edita a cura della Sezione Romana del Club Alpino nel 1894), nella quale è segnalata come ottima per la malattia della renella.

Nel 1907 l’Ingegnere ravennate Francesco Strocchi progetta una più razionale sistemazione delle sorgenti. L’Ingegnere è amico degli Aldobrandini, per i quali aveva restaurato la villa di Frascati. In seguito diventa proprietario del terreno circostante alla fonte MEO ed ottiene dallo Stato la concessione perpetua allo sfruttamento esclusivo delle acque. Il restauro è imponente. Tramite un nuovo cunicolo praticabile, lungo circa 75 metri, l’acqua viene condotta in una vaschetta in cemento armato, appositamente costruita. La preziosa sostanza sgorga da tre cannelle in bronzo posti ai piedi della dea Ebe, collocata in un tempietto. L’intera fonte è arricchita e abbellita con gusto e passione. Viene letteralmente incorniciata da un parco, ricco di piante e fiori di una superba bellezza.

Nel 1961 gli eredi di Strocchi, ai sensi delle leggi minerarie, avanzano richiesta di concessione temporanea anche della fonte Gaville. Contando sul fatto che le sorgenti rientrano tra il patrimonio indisponibile dello Stato. L’istanza viene accolta nel 1971 per un periodo di vent’anni. Da questa data l’acqua minerale proveniente dalle due sorgenti assume la denominazione di Gabinia e distribuita in quasi tutto il Lazio.


Sunto liberamente tratto dai testi:
"Le vicende di Gavignano dalle origini al secolo XX" e "Gavignano il suo territorio i suoi personaggi" di Ferdinando Micocci

 

 

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